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In giro per il mondo: Cammino di Santiago

Vago in cerca di chissacchè da quasi un mese, in verità ho perso il conto, potrebbero essere dieci giorni, cento, ma non è questincertezza a turbarmi.I miei silenzi di facili problemi esistenziali, ai quali a volte trovo soluzione in venti o trenta chilometri, spesso sono interrotti da alcuni viandanti: nuovi e brevi compagni di viaggio, si chiacchiera con loro in qualche lingua, lontana dalla mia seppur comprensibile. A ogni incontro, ahimè, vengo strappato dal comodo rifugio della mente e scaraventato in una cruda realtà polverosa, snervato da sete e fatica.
 


Serpeggio tra campi della meseta spagnola raccogliendo un filo d’Arianna senza capo, spero sarà questo a condurmi a Santiago.
Sì, seguo il Cammino di Santiago ma credo ormai sia meglio Processo di Santiago, cosa che mi ha quasi sovvertito. Lo ritengo ora Santiago un obiettivo più che un luogo, da raggiungere spiritualmente forse, non so. «Sta’ a vedere che... nemmeno esiste?!» questo non mi è dato saperlo, per ora, devo solo camminare.
Ho una certezza, e basta: il sole non si lascia impietosire, nemmeno dalla nobiltà del mio destino, picchia me e i pochi altri sulla via, ma più me credo, e cercare riparo è efficace come pregare affin­ché smetta di bruciare.
Scavalco
l’orizzonte diverse volte al giorno, e ogni volta cerco quell’ambìto punto di riferimento: le alte montagne galiziane, oltre le quali, m’hanno detto vi sia Santiago. Tuttavia questo deserto mi pare sterminato e delle ombre increspate non c’è mai traccia. Attorno a me regna solo il nulla più totale, non v’è acqua, non v’è vita, i pochi campi mietuti devono essersi lavorati per conto proprio.
Penso a tutti i miei passi, ripercorro a ritroso i seicento e più chilometri che mi separano dall’inizio del mio cammino, mi vedo incerto, vedo Nestore a Logroño, in una fosca alba di luglio, lanciare una moneta per il suo avvenire.
Una decisione semplicemente infida.
In quel momento era facile sottovalutare la scelta, ma se non fossi stato appagato, pensavo, a ritornar sui passi iniziali sarebbe bastato uno schiocco di dita o poco più, ignorando, però, quale complicato intreccio di situazioni si sarebbero venute a creare da lì
a poco.
La sera prima, sul tardi, arrivai nel paese di Logroño dopo una
tragica giornata dautostop. Trovare passaggi risultava estenuante in terra spagnola, ma nonostante la diffidenza degli automobilisti, ero ancora intento a seguire il piano iniziale del viaggio: girovagare per le coste spagnole e portoghesi, circoscrivendo la penisola Iberica, in auto, non certo a piedi.

L’essere accolto in uno di quei famosi rifugi per pellegrini gestiti dalle chiese, a Logroño,
rientrava ancora nel progetto, e dopo la breve tappa di riposo, la mattina successiva avrei dovuto di nuovo far breccia nel cuore dei passanti col solo pollice, verso Nord.
Nel rifugio però qualcosa di strano ha sbilanciato l’equilibrio del mio viaggio, qualcosa cui non ero abituato; vedevo lì le persone amarsi, scambiarsi cure senza trarne profitto, gioendo solo del brillio negli occhi del prossimo. Ho ripensato allora alla mia società nella quale doveri verso di me nessuno è tenuto ad averne, dove tutto è commercializzazione, scambi e averi; e i soldi, il potere e il successo, sono centro gravitazionale di un’esistenza effimera.
Pur nel non poter offrire niente, venivo accolto con cibo e affetto, in quel rifugietto semplice ma denso di un tepore sano, quasi natalizio, e da un’ottima compagnia. Personaggi
strani i pellegrini di Santiago, buoni ascoltatori e veri amici, che con poche parole ti descrivono un mondo fatto di niente e di tutto.
Se prima d’allora il Cammino di Santiago mai aveva sfiorato i miei
pensieri, quella notte s’è innescato nella mia testa un processo a me nascosto che si sarebbe concluso a mattina, a quel bivio, con la decisione azzardata di seguire un sentiero, la via per Santiago, senza forse lo spirito adatto e senza un’attrezzatura che si potesse definir valida, o quantomeno decente, ma con la speranza di poter godere d’altri insegnamenti e visioni simili a quelli della sera prima.
Da allora è “passata” molta strada, una via animata da incredibili protagonisti, privi di maschere. Ognuno di questi sarebbe degno di nota perchè solo gli “strani” convergono su questa pista, ben lontani dall’ordinario bisogna essere per muoversi intenzionalmente, a piedi, attraverso uno stato, più o meno senza una valida ragione, o col solo desiderio di trovarne una. Con ognuno di questi però si ha in comune la scoperta di una nuova prospettiva di vita e il trovarsi insieme, in quei momenti, crea legami profondi, duraturi nel tempo e magnifici, anche se non ci si ritrova più.  
Mi sono liberato dalle catene, dai limiti e dalle regole assurde imposte dalla vita quotidiana, ho ri­mosso un sottofondo chiassoso, ho riscoperto la naturale curiosità che mi giaceva dentro, ed è la chiave per un vortice di sentimenti difficile da descrivere con parole che ho imparato a casa, laggiù.
«Buen camino!» mi accenna un bracciante, capisco
allora d’esser stato vittima dei pensieri tutto il pomeriggio. Sono le sette, sebbene il crepuscolo sia lontano, non sono più condizionato da obblighi precisi, e
decido di fermarmi.
Parcheggio il mio pesante zaino sulla panchina di un rifugio. I pochi abitanti del paesino, dieci case appena, osservano noi pellegrini stanchi, sembra che conoscano ciascuno di noi a fondo.
A sera, una finestrella rotonda fa da cornice al profondo cielo, carico di stelle e, sul davanzale, un grillo canta nella quiete della notte. Dalla mia branda assisto all’assolo, ancora incredulo d’essere protagonista di un’avventura così densa di significati.
Mi lascio cullare da un sonno scomodo. Manca poco e arriverò a Santiago,
e mi chiedo se, dopo tale viaggio, comunque finirà, il barlume che ora svela il mio nuovo mondo si affievolirà, come il grillo all’alba cessa il suo canto, in ogni caso, conservarne sempre vivo il ricordo mi darà l’opportunità di vivere una vita, una vita diversa.



















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2 commenti:

  1. Caro Gabriele,
    ti ho trovato per caso fra i video di repubblica.it.
    Sono colpitissima: bel blog, racconti e foto piacevoli. Mi piace molto come descrivi le tue avventure. Avrei tante domande... Ti seguirò volentieri ogni tanto! Buona progettazione per i prossimi viaggi!
    Giulia

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  2. Vorrei intraprendere il cammino di santiago come facevano i vecchi pellegrini partendo da casa propria ....ma non sarà affatto facile anche perchè abito nel salento ed andata e ritorno sono POCO MENO DI 6000 Km .......il mio viaggio lo faro per più della metà in bici per il restante ;ovvero il cammino spagnolo a piedi ......Gabriele voglio domandarti quanto tempo più o medo dovro impiegarci e quando e preferibile farlo ?! Lo chiedo a te perche sei un grande avventuriero e sognotore i cui sogni non rimangono tali ma li fai diventare realtà ...........

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